Forma Biologica: P scap – Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.
Descrizione: Un tempo endemico delle montagne della catena settentrionale sicula, l’Abies nebrodensis dal 1900 era stato considerato estinto. Fu riscoperto, nel 1957, nel Vallone Madonna degli Angeli sulle Madonie, in territorio di Polizzi Generosa dove ne sono rimasti circa una trentina di esemplari, sopravvissuti probabilmente grazie all’isolamento e alla minore competitività locale di altre specie più forti, come il faggio. Per molto tempo si è pensato che la specie fosse il risultato di un fenomeno di speciazione per isolamento dell’Abies alba qui spinto dalla ultima glaciazione e poi isolato sulle montagne. Oggi sappiano invece che le due specie dovettero convivere per un certo tempo in Sicilia e che il bianco arrivò sull’isola quando l’Abies nebrodensis era già attestato dal Terziario.
L’Abies nebrodensis è considerata dallo IUCN una specie in pericolo critico di estinzione ed è stata inserita nella lista delle 50 specie botaniche più minacciate dell’area mediterranea. Nel 2000, il Parco delle Madonie ha avviato un progetto LIFE Natura [1] per la conservazione di questa specie. Il Ministero delle Poste, nel 1985, per la serie “Salvaguardiamo la Natura”, ha emesso quattro francobolli, tutti da 500 lire, con disegni dell’artista Giuseppe Ascari che raffigurano animali e piante in pericolo. Per la fauna sono rappresentati la Lontra europea e il Cavaliere d’Italia, per la flora la Primula di Palinuro e l’Abete dei Nebrodi.
Tipo corologico: Subatl. – Europa occidentale Submedit. – Areale prevalentemente mediterraneo.
Antesi: L’antesi avviene aprile÷maggio, mentre i frutti compaiono nel
primo autunno e persistono anche durante l’inverno.
Distribuzione in Italia: Esclusivamente sulle Madonie.
Habitat: Vegeta nelle faggete. Predilige media luce, suoli ben drenati, ad un’altitudine compresa tra 1300 e 2000 m.
Etimologia: Il nome specifico “nebrodensis” indica la provenienza daalla catena settentrionale sicula. Il nome siciliano dell’Abete è “arbulu Cruci cruci”, tale denominazione venne dal fatto che al rinnovo delle foglie le parti apicali dei rami appaiono come delle croci in verde più chiaro ed evidente sulla massa scura delle foglie più vecchie con un chiaro richiamo alla croce cristiana.
Proprietà ed utilizzi: Forse quest’albero era molto comune in epoca antica, di certo il legname dell’abete dei Nebrodi dovette rappresentare una importante fonte di commercio per le popolazioni montane della Sicilia settentrionale, specie durante la dominazione greca, al punto tale che la città di Halaesa, posta a pochi chilometri della odierna Tusa (ME), batté moneta con l’immagine inconfondibile di questo svettante albero.