Forma Biologica: P caesp – Fanerofite cespugliose. Piante legnose con portamento cespuglioso. P scap – Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.
Descrizione: La pianta si presenta come un arbusto cespuglioso, deciduo, in alcuni casi come un alberello. Il fusto è di colore bruno con rami in portamento opposto, Le foglie sono picciolate, alterne ellittiche o lanceolate con apice acuto e margine finemente dentato; la pagina superiore verde scuro, quella inferiore più chiara. I fiori sono ermafroditi, raramente anche unisessuali, si sviluppano contemporaneamente alle foglie; con sepali verdi, petali di forma allungata lineare, di colore bianco-giallastro o bianco-verdastro, lunghi ± il doppio del calice. Gli stami sono più corti della corolla.
I frutti che caratterizzano visivamente la pianta, sono capsule pendule,
carnose, con 4 lobi marcati, prima verdi, poi in autunno di colore rosso o rosa, lucide, il diametro è di 10÷15 mm. La capsula matura si apre facendo vedere all’interno i semi ricoperti da uno pseudoarillo arancione.
Tipo corologico: Eurasiat. – Eurasiatiche in senso stretto, dall’Europa al Giappone. Europ. – Areale europeo.
Antesi: aprile÷Luglio
Distribuzione in Italia: In Italia è presente in tutte le regioni, tra lo strato arbustivo dei boschi di latifoglie o nelle siepi, dalla zona basale fino a quella montana; generalmente fra 0÷800 m, ma in Sicilia fra 400÷1.300 m s.l.m.
Etimologia: Il nome del genere deriva dal greco “ev/eu” = buono, bene e “ònoma”= nome, quindi “dal buon nome”, in questo caso ha un significato beneaugurante e scaramantico, considerando la velenosità dei frutti; l’epiteto specifico indica il continente in cui è spontaneo. I nomi volgari attribuiti a questa specie, Fusaria e Berretto del prete, si riferiscono il primo, all’antico uso del legno dei fusti, con il quale si realizzavano i fusi per filare la lana; il secondo alla forma e al colore dei frutti simili al “tricorno”: il berretto a spicchi con pompon centrale, tipico dei sacerdoti di campagna di un tempo.
Proprietà ed utilizzi: Specie tossica; Costituenti principali: evonimina, acido evonico, asparagina, resine. Erba amara, astringente, diuretica, che stimola il flusso della bile: L’evonimina
che è un glucoside cardioattivo ad azione digitalica, è nota anche
per la sua capacità di favorire il movimento di tipo peristaltico intestinale, provocando la secrezione biliare. Per uso interno, nei disturbi del fegato e della cistifellea. Per uso esterno contro geloni, ascessi, acne e ferite, i frutti ridotti in polvere, o il loro decotto, sono utili contro i parassiti cutanei: pidocchi, e acari della scabbia; la polvere va impiegata frizionando a secco la testa. La pianta è velenosa, i semi, le foglie e la corteccia contengono una sostanza che provoca convulsioni e diarrea, l’ingestione dei frutti può risultare mortale.
La compattezza, l’elasticità e la durezza del legno ne hanno permesso
l’utilizzo anche nella fabbricazione degli archi fino al Medioevo. Per la
sua duttilità, questo legno, era impiegato nella fabbricazione di stuzzicadenti, per lavori di intarsio e per fare archetti per viole. I giovani rami, carbonizzati, erano utilizzati dai pittori come carboncino, mentre il carbone ricavato da questa pianta era impiegato nella fabbricazione di polvere da sparo. L’olio estratto dalla pianta può essere impiegato per la produzione di saponi. I fiori sono impollinati soprattutto da mosche; la disseminazione avviene ad opera di merli, pettirossi, tordi e altri uccelli, che sono attratti dai frutti vistosi.
Specie di cui esistono diverse cultivar, interessante dal punto di vista estetico grazie ai frutti dai colori sgargianti; Euonymus europaeus “Red Cascade” ad esempio ha colori autunnali più marcati della specie e frutti rosa, più abbondanti. Le foglie e i rami di Euonymus europaeus sono gli organi generalmente colpiti dal “Mal bianco” malattia trofica causata da funghi Ascomycota della famiglia delle Dothioraceae. Sui tessuti infestati dal fungo si forma un rivestimento bianco-cenerino, di aspetto polverulento, dovuto all’intreccio di ife e all’emissione di un elevato numero di spore. Le aree colpite subiscono dapprima una decolorazione, poi la necrosi dei tessuti. Verso la fine del XIX secolo, in Inghilterra si sviluppò una vera e propria mania per le piante di questo genere.