Forma Biologica: P caesp – Fanerofite cespugliose. Piante legnose con portamento cespuglioso. P scap – Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.

Descrizione: Quercia sempreverde che ha generalmente portamento arboreo, è molto longeva raggiungendo spesso i 1000 anni di età. Oggi si pensa che il Leccio più grande e più antico del mondo sia l’Ilice di Carrino, sul versante orientale dell’Etna. Alta fino a 25 m con diametri del tronco che possono superare il metro, ha chioma globosa e molto densa di colore nell’insieme verde cupo, formata da grosse branche che si dipartono presto dal tronco. La corteccia dapprima liscia e grigia, con gli anni diviene divisa in scaglie poligonali, piccole e piuttosto regolari, scure quasi nerastre. Le foglie sono persistenti e durano mediamente 2-3 anni, sono coriacee con un breve picciolo tomentoso, sono verde scuro e lucide nella pagina superiore ma grigio feltrose per una forte pubescenza nella pagina inferiore. Sulla stessa pianta si possono trovare foglie di diverse dimensioni e forme; da ellittica a lanceolata ad arrotondata il margine può essere intero, o grossolanamente dentato o anche con dentatura profonda e mucronata. Come in Sughera, anche il Leccio presenta nelle piante giovani e a volte nei rametti alla base foglie dentellate e persino spinescenti atte alla difesa dal morso degli erbivori. Le ghiande maturano in autunno inoltrato, sono portate in gruppi di 2-5, a
maturazione sono marrone scuro con striature evidenti più scure, la cupola ha squame ben distinte con punta libera, e copre 1/3 o la metà della ghianda a volte fino quasi a coprire l’intera ghianda. Il legno è molto duro, di difficile stagionatura e lavorazione, un tempo era usato per pezzi di carri agricoli e altri attrezzi in cui c’era l’esigenza di grande resistenza all’usura e alle sollecitazioni. Essendo un legno soggetto ad imbarcarsi perché “nervoso” ed a spaccarsi, non ha mai avuto interesse industriale, ma il suo punto di elezione è la produzione di carbone (Cannello). È un eccellente combustibile. L’apparato radicale è prettamente di tipo fittonante, ma produce anche robuste radici laterali che sono anche spollonanti. Il fittone può penetrare per diversi metri anche in terreni rocciosi, rendendo la specie molto resistente agli ambienti aridi e agli eventi meteorici, ma la rende molto delicata negli eventuali trapianti che soffre particolarmente.

Tipo corologico: Steno-Medit. – Entità mediterranea in senso stretto (con areale limitato alle coste mediterranee: area dell’Olivo).

Antesi: aprile÷giugno

Distribuzione in Italia: il Leccio identifica in se il clima mediterraneo e l’alleanza che la caratterizza più di tutte, è il Quercion ilicis nelle associazioni che in Italia vanno dalle coste del nord alle Madonie dove raggiunge il Faggio: Teucrio siculi-Quercetum ilicis rappresenta la lecceta montana siciliana. Le regioni dove si trova più abbondante sono le isole maggiori e le regioni tirreniche ed ioniche; sul versante adriatico è discontinuo e sporadico in formazioni miste, mentre in Puglia, Abruzzo e Marche si possono trovare estese formazioni. Il leccio si adatta a tanti tipi di substrato, evitando solo i terreni argilloso compatti e quelli con ristagno idrico. Fuori dal suo areale elettivo si comporta come specie calcicola termica, ma anche se frugale non ama terreni poco evoluti o troppo degradati. Specie xeroresistente ma più esigente per ciò che riguarda l’umidità atmosferica rispetto ad altre specie del Lauretum collocandosi specialmente nella sua sottozona fredda. Rispetto alla sughera è molto più resistente al freddo e all’ombreggiamento, ma la sughera ha maggior resistenza alla carenza idrica per l’elevata resistenza
stomatica. Il leccio preferisce un certo ombreggiamento protettivo in fase giovanile e sopporta anche una certa densità laterale. Quando le condizioni climatiche stazionali si avvicinano maggiormente al Castanetum si trova consociato ad altre latifoglie caducifoglie, come Roverella, Orniello, Carpino nero, Aceri, Olmo campestre, Biancospino e Ciavardello.

Habitat: Boschi aridi e macchia mediterranea.

Etimologia: Il nome del genere secondo alcuni è formato da 2 parole celtiche,” Kaer” “quer” = bell’albero, cioè l’albero per eccellenza; secondo altri deriva dal greco “ruvido”, indicando il legno ruvido delle piante di questo genere; il nome specifico deriva dalla lingua celtica e significa “punta”. I latini lo avevano posto all’elce, la cui foglia è spinosa; Ilex= leccio.

 

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Michele Di Franco

Michele Di Franco

Presidente dell'ASSP
del Comune di Nicosia

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