Forma Biologica: P scap – Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.
Descrizione: Albero a portamento eretto variabile non estremamente longevo (90-100 anni), non di rado a portamento colonnare, alto fino a 30 m e con diametro fino ad 1 m, con fusto di norma diritto, spesso deformato da vistose protuberanze. La corteccia grigio-brunastra in individui adulti, talora bianco-grigiastra nella parte superiore del fusto ed in piante giovani, dapprima liscia, in seguito screpolata o profondamente fessurata; chioma allargata (nella forma tipica), molto ramificata in alto; le foglie sono a lamina triangolare-romboidale 5-7 x 4-6 cm, con bordo dentellato, acuminate all’apice, lisce e glabre, verdi scure lucenti di sopra, verde-giallino e più opache inferiormente, con nervature rilevate; la specie è dioica e presenta fiori maschili e femminili su individui separati, Gli amenti maschili si sviluppano prima della foliazione hanno fino a 30 stami per fiore, con antere inizialmente rossastre, quindi violette ed infine nere dopo la caduta del polline; i fiori femminili sono più lunghi e gracili, pendenti, verdognoli, senza stilo, con stimmi gialli; I frutti si presentano in capsule bivalvi glabre con semi molto piccoli provvisti di pappo cotonoso bianco per la disseminazione anemofila.
Tipo corologico: Paleotemp. – Eurasiatiche in senso lato, che ricompaiono anche nel Nordafrica.
Antesi: marzo-aprile
Distribuzione in Italia: Specie paleotemperata, occupa un vasto areale europeo centro-meridionale, asiatico occidentale ed, in parte, africano mediterraneo. È comune in tutto il territorio.
Habitat: Presso i fiumi e i laghi, in terreni umidi, freschi e profondi, anche periodicamente inondati, ma non disdegna suoli poveri sabbiosi e ghiaiosi, purché la falda idrica sia raggiungibile dalle radici. Da 0 a 1200 m s.l.m.; lucivago e mediamente termofilo, è spesso coltivato, soprattutto in filari e all’interno di parchi (cv. pyramidalis, a forma fastigiata), a scopo ornamentale.
Etimologia: Il nome del genere, di origine latina, è stato attribuito dagli antichi romani, probabilmente per designare “arbor populi” = “albero del popolo”; l’attributo specifico è dovuto al colore della corteccia, allo stato adulto ben più scura di quella di altre specie di pioppo.
Proprietà ed utilizzi: Specie officinale Si può definire la specie capostipite dell’arboricoltura da legno, per le doti di veloce accrescimento intrinseche alla specie ulteriormente esaltate tramite l’ibridazione con specie nordamericane. Il legno di pioppo è leggero, chiaro, elastico e si usa sia per semilavorati (compensati, pannelli
truciolari, impiallacciati, paniforti, legnami ricostituiti), sia per pasta
da carta e cellulosa; è buon combustibile, ma brucia molto rapidamente. Si utilizza anche per la fabbricazione di fiammiferi, stecchini per gelati ed imballaggi leggeri. In epoca recente impianti di cloni a rapidissimo accrescimento (2-3 anni) servono per produrre biomasse finalizzate ad ottenere materiale legnoso triturato. Del pioppo nero si usano anche le gemme e la corteccia. Le gemme, di odore balsamico, contengono oli essenziali, salicina, populina, resine e
altre sostanze con proprietà antisettiche, balsamiche, anticatarrali, vasocostrittrici. La corteccia essiccata – contenente populina, salicina, sesquiterpeni, alcol salicilico – esercita azione febbrifuga.